
L’allagato campo del pattinodromo dopo la tempesta
S. CROCE/S. POLO – DORSODURO 42 – 54
S. CROCE/S. POLO: Borsato, Costa 4, Dal Borgo, Barbato 6, Stefani 6, Muner 8, De Rossi, Sartor 2, Burigana, Tagliapietra 4, Pistolato, Lenti Ceo 12.
All: C. Andreutto, V. All.: G. Costa
DORSODURO: Farnea 5, Zanetti, Valentini 2, Burigana 8, Crivellari 9, Conz, Maggiolo 1, Indri 3, Zamattio n.e., Zorzi n.e., Guerrasio 18, Zavagno 8.
All: F. Bonaldi
Arbitri: Peguri, Colizzi
Avete mai provato a avvicinarvi a un racconto di Raymond Carver? Ecco, se vi è capitato allora credo sappiate perfettamente cosa si intende quando si parla di Minimalismo, in letteratura come nell’arte in generale. La corrente si fa comunemente risalire agli anni ’60 del secolo scorso e ha fra i suoi principi fondamentali il processo di riduzione della realtà e delle strutture elementari, siano essere geometriche, grammaticali o melodiche. Al fianco della corrente artistica nacque, parallelamente, anche uno stile di vita, una vera e propria filosofia basata sul tentativo di evadere da ciò che veniva considerato non essenziale per poter concentrare le proprie forze e la propria mente solamente sulle cose che davvero importano, che danno senso, gioia e valore alle nostra vite. Fino a ieri, il Torneo di Dorsoduro era stato ricco di sovrastrutture, di problematiche e nervosismi che avevano impedito ai canarini di dare il loro meglio in campo. Contro S.Croce/S.Polo, penalizzata e non poco da una Dea Bendata che in realtà sembra vederci fin troppo bene, i ragazzi di Coach Bonaldi hanno attuato una politica di sottrazione essenziale per tornare alle loro radici. Basta fornzoli, basta inutili aggiustamenti, basta esperimenti. Si parte dalla difesa, forte, intensa, spigolosa e fisica. E da lì si inizia a costruire. Come si è sempre fatto quando Dorsoduro nel Torneo un po’ di strada l’ha fatta. Certo, siamo sincero: lo spettacolo è stato quello che è stato. Diciamo che Rinascimento e Barocco abitano da altre parti. Ma crediamo veramente che a Guerrasio e compagni importi un fico secco dell’estetica applicata alla pallacanestro?
CANNAREGIO – SAN MARCO/MURANO 68 – 51
CANNAREGIO: Caburlotto 7, Mazzarolo 5, Battistin 4, Pilla 4, Frison 9, Zago 2, Scarpa 8, Boscolo 2, Pedron 4, Tomassetti 5, Tagliapietra 18, Barp.
All: D. Giangaspero – A. Costantini
SAN MARCO/MURANO: Folin 2, Zardetto, Rosada 7, Bettoni 2, Vescovi, Pasin 3, Ferro 2, Perzolla 16, Passarella 5, Fabrizi n.e., Fontanella 10, Boscolo 4.
All: E. Greco
Arbitri: Isigonis, Scarpa
Ammetto la mia ignoranza. Chissà perché ho sempre creduto fosse una pratica legata unicamente ai Nativi Americani. Credo sia colpa dell’iconografia che di questo rituale hanno fatto letteratura e cinema negli anni. Fatto sta che ho appena scoperto come anche nella vecchia Europa, soprattutto nei paesi dell’area slava, fosse (purtroppo sembra che l’usanza si stia pian piano perdendo) praticata da moltissime tribù, nello specifico per omaggiare Perperuna, Dea della fertilità. Però c’è poco da fare: quando penso alla Danza della Pioggia nel mio cervello si proietta l’immagine dei Cherokee che saltellano al ritmo dei tamburi attorno a un fuoco. La pratica in questione aveva un duplice intento: il primo, scontato, chiedere la tanto attesa caduta della pioggia, necessaria per ottenere coltivazioni sufficienti per la stagione, il secondo, meno noto, ottenere una sorta di purificazione dal Male grazie agli spiriti dei valorosi guerrieri caduti in battaglia che si pensava fossero contenuti nelle gocce cadute dal cielo. Sempre detto io: non conoscere le cose fino in fondo porta inevitabilmente a commettere errori che si pagano carissimi. Vedere Omar, durante gli ultimi minuti di Dorsoduro – S. Croce/S. Polo improvvisare passi scoordinati e improbabili ululati alle nuvole è stato uno spettacolo poco edificante. Se avesse saputo che, così facendo, stava chiedendo agli dei di sconfiggere il Maligno, cioè l’imperatore a cui ha da sempre consacrato le sue armate, credete che avrebbe continuato comunque a offrire alle tribune del pattinodromo questo infelice show?

Il trasferimento forzato a notte fonda all’Olivi non ha scoraggiato il nostro pubblico
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